Sulla scia della moderna tendenza alla mini invasività, tanto nella chirurgia funzionale in genere e tanto più in quella estetica ho sviluppato la tecnica che di seguito vado a descrivere, evoluzione di quanto descritto da Tardy (Boston Univ).
La rinoplastica è uno di quegli interventi molto ambiti e richiesti ma che spaventano maggiormente per le sequele post operatorie. Ecchimosi, gonfiori vistosi, tamponamento nasale; tutte cause di esclusione dalla vita sociale, oltre a rivelare al mondo quello che la maggior parte dei pazienti non vogliono: essersi sottoposti a un intervento di chirurgia estetica.
Nel corso degli anni si sono sviluppate tecniche che permettono di ridurre tali inconvenienti post operatori, anche se le vie di accesso chirurgiche sono sempre le stesse, le classiche incisioni di Goldman
Molto comode per il chirurgo che ha la possibilità di separare le strutture della punta dal resto del dorso e lavorare sulle due entità anatomiche separatamente. Questo tipo di accesso non è particolarmente traumatico, anzi. Comporta però la necessità di una maggiore quantità di suture, la permanenza per mesi di un indurimento dietro la punta del naso, gonfiore e, in alcuni casi, la lesione della valvola nasale con conseguenti difficoltà respiratorie correggibili (in parte) con un secondo intervento.
Una alternativa è la rinoplastica cosiddetta aperta, molto usata soprattutto da chi ha poca esperienza di anatomia nasale che permette un'unica incisione intercartilaginea, ma non paramarginale lasciando immutato il rischio di lesione della valvola nasale.
Il limite di questa tecnica è la cicatrice alla base della columella che può restare evidente anche per anni, ed è un grave inestetismo.
Dopo quasi quarant'anni che mi dedico a questo tipo di chirurgia penso di avere abbastanza esperienza per sviluppare qualcosa di alternativo. Non certo di rivoluzionario, per carità. L'assenza di reali, importanti novità fino ad oggi è ampiamente giustificata dal fatto acclarato che non c'è più molto da dire di nuovo su come eseguire una rinoplastica. E in quest'ottica quello che vado a descrivere può essere effettivamente una novità.
Partendo dal concetto lapalissiano che meno incisioni si eseguono minore è il traumatismo, sugli ultimi circa quaranta interventi, fino ad oggi, ho sperimentato l'incisione paramarginale come unica via di accesso.
Questo approccio può far sentire il chirurgo lievemente a disagio in un primo momento. Disagio più psicologico che altro, dato dall'abitudine all'accesso classico che da' un'ampia esposizione del campo operatorio. In realtà, avendo sufficiente dimestichezza con l'anatomia, da questa unica via è possibile accedere a tutte le strutture desiderate, apportando qualunque tipo di correzione, nessuna esclusa. Per piccole correzioni equivale ad una via extra-mucosa, realmente atraumatica. In più non interessa la valvola nasale eliminando il rischio di deficit respiratori nasali. Non comporta infiltrazioni dure, edematose nella zona di passaggio tra punta e dorso, non ci sono raccolte fastidiose di croste ematiche e le fosse nasali, ad una ispezione post operatoria appaiono integre, libere da fenomeni infiammatori tipici del processo di riparazione. La sutura finale è molto più semplice, veloce e agevole e tutti i fenomeni post-traumatici tipici o sono assenti o ridotti ai minimi termini. Per quanto non abbia mai osservato complicanze emorragiche o infettive (non solo io, naturalmente), riducendo le dimensioni degli accessi chirurgici si riducono anche questi fattori di rischio pur se teorici
Può sembrare che una dimensione tanto ridotta della breccia chirurgica limiti le possibilità del chirurgo. Non è così.
Naso a sella tipicamente negroide. Con la tecnica descritta ho inserito un innesto di cartilagine prelevato dalla conca auricolare di generose dimensioni dopo avere modellato e innalzato la punta
La foto sopra mostra l'assenza di traumatismo nelle fosse nasali in II giornata.
Risultato finale. La foto si riferisce alla VI giornata dall'intervento, visibili i residui di colla del cerottaggio. E' visibile anche l'esito cicatriziale sul prolungamento retrocolumellare dell'incisione paramarginale.
L'assenza di traumatismo è documentata anche in questo caso, dove è stata eseguita una rino-settoplastica completa di osteotomie mediane e laterale e dove si apprezza la stessa incisone di accesso.
L'immagine è stata presa in VI giornata alla rimozione dello splint contenitivo e del cerottaggio.
Naturalmente sono stati usati anche altri accorgimenti per evitare edemi ed ecchimosi, ma l'unica via di accesso ha facilitato il risultato.
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