Secondo i punti di vista può essere un argomento difficilissimo, anche per i medici. Anche per questo vorrei dare solo delle indicazioni a coloro che decidono di fare qualcosa per rendere la pelle più bella, tonificarla e correggere i cedimenti strutturali. La cosa più difficile in assoluto credo sia decidere dove rivolgersi e come districarsi nella miriade di offerte pubblicitarie che promettono risultati eclatanti accompagnati da tanto di documentazione fotografica. Prima di tutto un concetto generale, vecchio come il cucco ma di estremo buon senso. Se in qualsiasi campo esiste un rimedio sicuro e efficace per risolvere un problema le soluzioni alternative cessano, si usa quello e basta. Il fatto stesso che l’offerta per i problemi dell’invecchiamento della pelle siano tanto diversificati testimonia che la soluzione definitiva del problema ancora non c’è. E ora lasciamo stare la scienza e veniamo a concetti pratici e più utili. Immaginiamo che la pelle sia una pianta, un vegetale. Lo sanno tutti che per far svegliare una pianta sofferente, per farla crescere e darle vigore tre sono le cose da fare: potarla, ammorbidire la terra intorno e concimarla. Più o meno con la pelle è lo stesso. Per potarla si deve asportare, come fossero le foglie, lo strato corneo, lo strato più duro e superficiale, quello dove si formano le rughe, che dà l’aspetto esteriore e che rende inutili le creme, anche costose, perché non le fa penetrare. Andare più in profondità, dove sono i vasi, vorrebbe dire provocare cicatrici o cheloidi.
Concimarla, darle cioè tutti i nutrienti che le servono, vuol dire fare arrivare nel contesto del tessuto varie sostanze che la pelle utilizza per rigenerare quello che è stato asportato e ricrearlo. Se il “proprietario” della pelle è giovane, in buona salute, segue un’alimentazione corretta, è insomma un virtuoso, non ha nessuna esigenza di stimolare la pelle. I meccanismi fisiologici sono già in atto e sono sufficienti a mantenerla in uno stato ottimale. Ma, in genere, così non è. Gli insulti della vita non del tutto virtuosa e non ultimo l’invecchiamento si traducono più o meno in un impoverimento dell’apporto vascolare al tessuto. Meno sangue-meno nutrienti. La nostra bella pianta ha perso un po’ di radici e tutta la pianta si adatta a vivere ad un livello di rigogliosità inferiore con i guai che si diceva prima. Dunque, qualunque trattamento estetico rivolto a risvegliare una pelle “anoressica” deve consistere essenzialmente in uno stimolo (o insulto) che la svegli e all’apporto di nutrienti in profondità. Uno solo dei due serve a poco. Qui si scatenano la tecnologia e il marketing con l’offerta di strumenti (a volte anche molto costosi) che se di solito non fanno quello che promettono hanno almeno il pregio di essere innocui. Basti sapere che il buco nella pelle di un ago di siringa, vuota naturalmente, è già un potente mezzo di biostimolazione e rigenerazione tissutale. Lesiona la pelle e innesca i meccanismi di riparazione (e dunque di rigenerazione) perché provoca uno stravaso di sangue in profondità facendo affluire alle cellule tutto quello che serve per costruire nuovo tessuto, molto meglio di tutte quelle inutili (e costose) vitamine. Non solo, si sveglia anche lo strato più profondo, quello basale, che contiene le famose (e famigerate) cellule staminali e soprattutto si attivano i fibroblasti. Tutto risolto? Non proprio, anzi no. Appurato che nessuna passerebbe il proprio tempo a bucherellarsi la pelle con un ago davanti allo specchio (inutile stare a spiegare il perché) asportare lo strato corneo della pelle è operazione abbastanza semplice con mezzi meccanici (dermoabrasione), chimici (peeling ma...occhio!) termici (laser), più complesso è interferire con gli strati più profondi. Qui le cose si fanno veramente complicate. Mezzi fisici che vanno oltre l’ago rischierebbero di provocare cicatrici e altro a disposizione non c’è, fino ad oggi. E poi queste cose si fanno per essere più belle e nessuna è disposta a soffrire. Dunque tutto si traduce in un unico mezzo a disposizione, il calore abbinato a un qualunque mezzo che provochi una lesione, anche microscopica della pelle in mnodo da innescare meccanismi di riparazione e rigenerazione. Lasciamo da parte concetti complessi come la denaturazione delle proteine e così via, parliamo in soldoni. Dobbiamo fare arrivare al tessuto profondo calore e nutrienti che inneschino una reazione. Allora, o ci limitiamo a farci iniettare le famose vitamine e aminoacidi, (che non fanno nulla se l'iniezione non è preceduta da operazioni alquanto complesse e costose di attivazione) però sono sciolte in acqua e quella si fa aumentare il turgore della pelle per alcuni giorni. Ma perché spendere delle cifre per farsi iniettare dell’acqua minerale? Oppure dell’acido Ialuronico. Per questi usi ce ne vuole uno leggero, che è idrofilo, cioè trattiene acqua, però dura poco, meno di un mese. Per fare qualcosa di strutturale ci vogliono altri sistemi. Come detto abbiamo a disposizione solo il calore che (lasciamo stare il perché, a partire dalla denaturazione del collagene) veicolato in profondità provoca un aumento di consistenza dei tessuti. Ci vogliono temperature dell’ordine dei 65-70 gradi C perché ciò avvenga ed è del tutto intuitivo che tale temperatura non può essere trasmessa per contatto con la pelle esterna. Tenuto conto della perdita di energia nella conduzione del calore in profondità , circa 20 gradi e del tempo perché ciò avvenga si dovrebbe ustionare la pelle per avere un effetto termico apprezzabile. Questo a mio parere (ma è un parere personale) è il principale motivo che rende inefficaci per esempio gli strumenti a radiofrequenza. Il calore viene generato e veicolato in misura insufficiente per avere una ricaduta termo-chimica valida per un effetto clinico apprezzabile. Si potranno avere effetti visibili ma non strutturali e dunque assolutamente transitori e alla fine inutili.
A mio parere, al giorno d’oggi, solo i laser sono in grado di generare un elevato picco di temperatura sufficiente a interferire col collagene ma per un tempo tanto breve (millesimi di secondo) da non essere praticamente avvertito dalla paziente e soprattutto lasciando intatta la cute in superficie. Perché non è importante solo il valore assoluto della temperatura che si raggiunge ma anche la velocità con cui si raggiunge. Più lo sbalzo termico è repentino e elevato più il risultato sarà tangibile.
Il meccanismo del calore di per sé genera più che altro un ambiente tessutale reattivo per la rigenerazione o rivitalizzazione che dir si voglia.
Tornando alla nostra pianta, col calore è come avere zappettato la terra intorno alle radici, ora passiamo al concime. Teniamo presente che non si sono indotti stravasi di sangue e che l’ambiente di partenza era già povero di vasi, infatti stiamo trattando una cute “cagionevole”. Per questo una associazione di nutrienti primari, detti anche fattori di crescita, veicolati o iniettata sarà senz’altro utile, per non dire indispensabile. Una buona concimatura insomma. Andiamo avanti così per circa 3-4 cicli mensili e la nostra pianta ci darà senz’altro delle belle soddisfazioni. V.di anche http://www.bellebella.sitonline.it/
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